Nell’organizzare eventi e visite in campagna molto spesso tra una degustazione e un laboratorio ci ritroviamo a riscoprire insieme i GIOCHI DI UNA VOLTA.
Il gioco è l’espressione più autentica della cultura umana, è sempre “figlio del tempo” e si adatta al contesto sociale in cui si svolge. Il recupero dei giochi tradizionali rappresenta pertanto la riscoperta della propria storia, delle proprie origini e del senso di appartenenza. Il gioco stimola l’inventiva, la curiosità, la manualità, l’ingegno; con il gioco il bambino si adatta e si avvicina alla società degli adulti.
I giochi si facevano prevalentemente per strada o nei tanti spazi che la natura concedeva, c’era il piacere di fare parte del gruppo di mettersi alla prova riuscendo a superare le difficoltà. Molti giochi hanno un fondo comune di tradizione, in quanto l’uno l’ha imparato dall’altro e spostandosi lo ha modificato e adattata al nuovo ambiente e alle nuove abitudini.
Bandiera o rubabandiera: Come si gioca: Giocatori:11 o più di 11 Il campo di gioco deve essere grande circa come un campo da tennis diviso a metà da una linea, un prato va benissimo, ma anche una strada. Con una conta decidete che deve fare il “porta bandiera”. Formate poi due squadre ( ogni squadra composta di almeno 5 giocatori). Il ” porta bandiera” si mette a una estremità della linea al centro del campo di gioco. Le squadre, invece, in fila l’una di fronte all’altra, distanti ognuna circa 15 passi dalla linea al centro del campo. Ogni giocatore ha un numero, che cambia a seconda della posizione che occupa nella fila. Ad esempio: i primi della fila delle due squadre sono i numeri 1, i secondi sono i numeri 2, e così via. Il ” porta bandiera” tiene la bandiera (un fazzoletto bello grande) con il braccio teso e chiama un numero a caso: due! I numeri 2 delle due squadre devono scattare in avanti, raggiungere la bandiera senza superare la linea che divide il campo (altrimenti sono eliminati) cercare di prendere la bandiera prima dell’avversario e tornare di corsa al proprio posto senza mai farsi toccare dall’avversario durante l’inseguimento. Assegna un punto alla propria squadra chi riesce a conquistare la bandiera tornando al proprio posto senza farsi prendere. Se il giocatore è invece raggiunto prima di mettersi in salvo, il punto è assegnato all’altra squadra. A questo punto i giocatori riprendono il loro posto nelle rispettive file e il ” porta bandiera” chiama un’altra coppia. Vince la squadra che raggiunge per prima almeno 15 punti.
Girotondo E’ un gioco molto semplice che si faceva nei cortili degli asili, le attuali scuole dell’infanzia, e delle scuole elementari. Vi Partecipavano molti (bambini e bambine) che formando un grande cerchio umano si tenevano per mano e cominciavano a girare in tondo sempre nello stesso verso. Si cantava la seguente filastrocca alla fine della quale ognuno si doveva sedere velocemente per terra: “Giro, giro tondo casca il mondo, casca la terra, tutti giù perde l’ultimo a sedersi.
La Campana –Il gioco della campana è fra i più antichi e diffusi che si conoscano al mondo. Non sappiamo dove sia nato questo gioco che è praticato, con leggere varianti, in numerosi paesi: dall’Inghilterra alla Tunisia, dall’India alla Cina, dalla Russia al Perù. Uno dei disegni più antichi della campana è tracciato sulla pavimentazione del Foro Romano a Roma. Durante il periodo dell’Impero, le legioni romane costruirono grandi strade selciate per collegare i paesi del Nord Europa con quelli mediterranei e dell’Asia Minore. Le superfici lisce di queste grandi vie rappresentarono il posto ideale per questo gioco. Si dice che furono i soldati romani a far conoscere la Campana ai bambini dei paesi conquistati. Come si gioca: Per giocare serve solo tracciare a terra un semplice disegno. Quando si gioca sulla strada , per disegnare la campana si utilizza un gessetto. Sulla terra, invece, si possono tracciare le linee con il piede oppure con la punta di un bastone. Per giocare, oltre a disegnare la campana, ogni giocatore deve procurarsi una pietra che deve essere piatta, non troppo grande e neppure troppo liscia, per evitare che scivoli. Si gioca saltellando su una gamba sola. Per decidere chi sarà il primo a iniziare il gioco, si fa la conta. Il giocatore entra nella casella Terra e tira la pietra nella casella con il numero 1. Saltando su una gamba sola va dalla Terra alla casella 1, raccoglie la pietra, gira su se stesso e torna alla Terra. Poi tira la pietra nella casella 2, salta nella casella 1 e poi nella casella 2, raccoglie la pietra e, sempre saltando, torna indietro fino alla Terra. Continua tirando la pietra nella casella 3 e va avanti allo stesso modo, fino alla casella Cielo. Poi deve giocare in senso contrario, quindi dal Cielo lancia la pietra nella casella 8, poi nella casella 7 e così via fino a tornare sulla Terra. Nelle caselle 4 – 5 e 7 – 8, si possono appoggiare entrambi i piedi. Ma attenzione, in nessun caso la pietra o il giocatore possono toccare le righe che delimitano le caselle. Non pestare mai le righe! Se la pietra cade in una casella sbagliata o sopra una riga, il giocatore perde il turno e può ricominciare, partendo dalla casella dove ha commesso l’errore, soltanto dopo che tutti gli altri hanno giocato vince chi finisce per primo.
Pari e Dispari: Si gioca in due e si può giocare ovunque al chiuso e all’aperto. I due giocatori chiudono la mano destra a pugno e la agitano nell’aria; uno di essi dichiara “pari”, e l’altro risponde dichiarando “dispari”, o viceversa. I due giocatori quindi aprono contemporaneamente la mano, mostrando con le dita un numero da 0 a 5. Talvolta, per garantire la contemporaneità del gesto, i due giocatori recitano una formula ad alta voce all’unisono; una delle formule tradizionali è “bim… bum… bam!”, con il numero mostrato in corrispondenza del “bam!”. La formula “bim bum bam” è nota in una grande quantità di varianti locali, talvolta vere e proprie filastrocche. Se la somma dei due numeri mostrati è pari, vince il giocatore che aveva dichiarato “pari”, e viceversa. Curiosità: Gli antichi Romani anziché puntare con le dita, nascondevano nelle mani delle conchiglie, o sassolini, o noci in un certo numero, e l’altro doveva indovinare se il numero era pari o dispari. Questo gioco veniva praticato anche dagli adulti che mettevano in palio denaro, scrisse Augusto:” “Diedi 250 denari a mia figlia Giulia nel caso che durante la cena giocassero a pari e dispari”.
Nascondino: Noto anche come “Rimpiattino” è un gioco fatto di niente ma col quale ci si divertiva in un modo incredibile. Scelta la cosiddetta “tana” (un tronco d’albero, la porta di una casa, un’automobile, ecc.) si designava chi doveva “stare sotto” tramite la “conta”, ossia una filastrocca che si concludeva per lo più con una frase del tipo “tocca a te!”. Il prescelto doveva poi contare ad occhi chiusi fino ad un numero concordato tutti insieme (30, 40, 50anche 100, anche di più) mentre gli altri partecipanti al gioco andavano a nascondersi. Una volta concluso di contare, chi “stava sotto” iniziava a cercare i compagni di gioco. Avvistatone uno doveva gridarne il nome (a volte anche toccarlo) e correre fulmineamente verso la “tana” insieme al giocatore appena scoperto. Il primo dei due che raggiungeva la “tana” doveva toccarla e gridare a squarciagola “tana!”. Di conseguenza il meno veloce dei due doveva “stare sotto” a sua volta e riprendere la caccia ai giocatori nascosti. Chi riusciva a raggiungere la “tana” con successo poteva così gustarsi il resto del gioco da puro spettatore. L’obiettivo dei giocatori nascosti era di cercare di lasciare i rifugi senza essere visti o toccati e di raggiungere il punto di tana gridando “tana” per liberare sé stessi, oppure il favoloso “tana liberi tutti”. Ogni mano si concludeva quando tutti i giocatori erano stati scoperti e ne restava uno “sotto”,
Acqua, fuoco e fuochino: E’ un gioco molto semplice, occorre un qualsiasi piccolo oggetto. Si coprono gli occhi con una benda ad un bambino, mentre un altro bambino nasconde l’oggetto stando attento a non fare rumore. Si toglie la benda al bambino ed a questo punto il gruppo degli altri bambini lo aiuta a ritrovarlo utilizzando le parole “acqua… acqua” se il cercatore si allontana dal nascondiglio; “fuochino …. fuochino” se si sta avvicinando; “fuoco… fuoco” se è molto vicino. Il bambino allora cercherà solo in quella zona finché lo avrà trovato. Un grido di gioia segnala il ritrovamento. A questo punto si potrà ripartire con un altro giocatore. E’ questo un gioco che si pratica all’aperto.
Il Fischietto: I ragazzi di una volta sapevano costruire un fischietto con un semplice rametto di albero. Si tagliava con un coltellino (quasi tutti i ragazzi ne avevano uno) un bastoncino di salice, verde e liscio, si batteva delicatamente sulla corteccia per farla staccare senza romperla (la stagione adatta era la primavera, l’unico periodo in cui la corteccia si stacca con una certa facilità dal legno). Bisognava poi tagliare un po’ di legno sbucciato asportandone una parte in senso longitudinale (serve per far passare l’aria). Si infilava quindi il pezzo così lavorato nella corteccia facendo una piccola incisione nella stessa e quindi aprire un foro a becco. La vita di questo strumentino era molto breve perché nel breve volgere di poco tempo la corteccia si seccava e poi si rompeva. Nessun problema, imparata la tecnica, era facile costruirne una nuovo in pochissimo tempo.
Questi e altri giochi, insieme ad una caccia al tesoro a tema Alice nel paese delle meraviglie sono stati proposti ai bambini che hanno partecipato a “C’era una volta la merenda” il 6 e 7 Maggio nel centro storico di Magione.
Alla nostra tavola animata, in collaborazione con le fattorie didattiche del Trasimeno, i bambini hanno potuto giocare con i personaggi del meraviglioso mondo di Alice e scoprire tanti giochi da fare insieme.
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